Ad un giorno dalla vittoria elettorale, il neogovernatore Cota ha mandato un messaggio chiaro: le donne piemontesi continueranno ad abortire con il massimo del disagio possibile. Proprio ora che la RU486 pareva potesse essere somministrata anche in Italia, Roberto Cota ha dichiarato che, come convinto cattolico, è contro l’aborto. Risultato: la pillola abortiva in Piemonte non sarà distribuita e quelle già arrivate giaceranno nei magazzini. Il neopresidente è uno dei candidati governatori che non ha ritenuto opportuno rispondere alla richiesta di un’associazione di donne - Pari o Dispare - che aveva chiesto a tutti i candidati di esprimersi circa l’opportunità di istituire strumenti di monitoraggio per valutare l’impatto sulla diseguaglianza di genere delle politiche regionali.
Appena eletto ha però deciso di affrontare proprio un punto cruciale della libertà femminile: la libertà di avere o non avere un figlio, di accettare o meno una gravidanza non voluta.
Ha detto chiaramente che per lui quella libertà non esiste, non ha valore, e ha proposto anzi di far intervenire negli ospedali le associazioni pro-vita.
E se proprio una donna insiste a non voler dar corso a una “vita nascente”, le deve essere negata la possibilità di decidere, insieme al medico, quale sia il modo più sostenibile e appropriato.
In questa decisione c’è tutta l’arroganza di un potere politico che pensa di interferire con i più elementari principi di rispetto dei diritti, della dignità e della libertà individuale.
“La speranza di un buon inizio” è stato il saluto dei colleghi di cordata del presidente del Piemonte.
Per le donne piemontesi non lo è di certo.
Le donne di SINISTRA ECOLOGIA e LIBERTA' e SOCIALISTE di Novara
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