
Care compagne, cari compagni,
Non prevedevamo un disastro di tali proporzioni. Non solo la Sinistra non sarà rappresentata in Parlamento, ma anche la strategia del PD è fallita clamorosamente. Veltroni è riuscito a 'rendere utile' poco meno del 39% dei voti di centro-sinistra, consegnando a Berlusconi una maggioranza solidissima. E' evidente che nel suo complesso il centro-sinistra ha perso voti sia verso il centro (nonostante la Binetti e Calearo una parte dei voti moderati si è spostata verso l'UDC) sia nell'elettorato popolare. Nelle urne, l'esperienza del governo Prodi si è rivelata clamorosamente fallimentare. Ce ne eravamo già accorti dopo la prima Finanziaria, quando la strategia del 'due tempi' - prima il risanamento, poi la ridistribuzione' - aveva prodotto una gravissima perdita di consensi. Se Prodi, Padoa Schioppa e il gruppo dirigente del PD avessero saputo interpretare i segnali e dare risposte adeguate forse il governo sarebbe riuscito a ritrovare un consenso nel paese e quindi una maggiore stabilità in Parlamento. Invece si è lasciato che il governo di centro-sinistra si esaurisse da sé e che l'elezione di Veltroni minasse ulteriormente la leadership già gracile di Prodi. Oggi ne raccogliamo i frutti. Alla fine il PD è riuscito ad attrarre quello zoccolo duro di elettori di sinistra che pur non credendo nel PD hanno ceduto al richiamo del 'voto utile' (magari votando Di Pietro), ma complessivamente ha fallito.
La Sinistra Arcobaleno ne ha subito le conseguenze devastanti, anche per le sue responsabilità, ma in gran parte per essere stata la parte più esposta alla delusione dei ceti popolari.
Da dove ripartire? Immagino che anche nel PD - passata una prima fase del 'serrate le fila' - si aprirà una seria riflessione. Con il suo 38% di voti, e di fronte ad una perdita di consensi sia a sinistra che a destra, il PD non ha alcuna speranza di continuare con una strategia di splendido isolamento.
E' per noi, per la Sinistra che si apre, però, la fase più difficile. Che fare?
Vedo tre rischi:
- il primo è pensare che la partita sia chiusa, e che al massimo si possa cercare di ricavarsi uno spazio dentro al PD;
- il secondo è l'arroccarsi in una posizione residuale di pura testimonianza (vedi Rizzo e qualche settore di Rifondazione) ;
- il terzo pensare che la risposta possa venire da un mero antagonismo nelle piazze, senza cercare di ricostruire il consenso laddove l'abbiamo smarrito.
Penso invece che si debba ripartire dalla società e dai problemi che questo voto lascia irrisolti e anzi esaspera. Nei prossimi mesi la crisi economica colpirà l'Italia ancora più gravemente ed il governo Berlusconi ne farà pagare il prezzo più alto a chi sta peggio (e spesso l'ha votato in massa).
Penso ai nuovi luoghi di lavoro, alle scuole, alle università e ai quartieri e alla necessità di organizzare i bisogni dei cittadini. Dobbiamo tornare ad essere una parte che lavora come parte generale, cioè in grado di dare una prospettiva concreta e realistica a quello che diciamo.
Alcuni esempi:
1) Il nuovo governo continuerà a proporre la riduzione del costo del lavoro come soluzione per aumentare la competitività italiana. Noi dobbiamo batterci perché l'Italia investa nella ricerca, nell'innovazione, nello sviluppo, sapendo che questa è la strada per consentire un aumento dei salari, ma anche per rendere di nuovo competitivo il nostro sistema produttivo. L'interclassismo di Veltroni non solo non ha cancellato la legge 30, ma ha continuato a tagliare le spese per la ricerca, trovando in Calearo il rappresentante di un'impresa italiana votata alla competizione con la Cina sul costo del lavoro. A noi spetta il compito di rilanciare non solo la tutela dei salari, ma anche una nuova proposta per lo sviluppo.
2) Non si può più parlare di 'sviluppo' come negli anni '50. Ci sono limiti ambientali e sociali che ormai si stanno manifestando in modo drammatico. Anche su questo punto né Berlusconi (con le sue grandi opere) né Veltroni sono in grado di dare risposte convincenti, Possiamo immaginare di dare vita a nuove campagne che rendano evidenti questi contrasti? Per esempio, si può pensare di incalzare Berlusconi in Sicilia e in Calabria sulla necessità della ricostruzione della rete idrica prima ed invece di costruire ponti faraonici ed inutili? Noi siamo stati percepiti come 'quelli del no'. Possiamo lanciare delle campagne su nuovi 'sì', interpretando bisogni legittimi e sostenibili che provengono dai territori?
3) Oggi la questione della distribuzione del reddito viene o ignorata o si trasforma in 'antipolitica' contro la casta (così favorendo la Lega, Di Pietro, o portando all'astensione). Possiamo immaginare delle campagne che ripartano da alcune questioni concrete e simboliche, aiutando a ricostruire un comune sentire? Per esempio, nei luoghi di lavoro mostrare quanta parte del fatturato viene destinata ai salari e quanta ai profitti?
4) Sappiamo che metà delle famiglie italiane non arriva a fine mese. La situazione è destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi con una crisi da stagflazione che incombe. Possiamo immaginare di promuovere e diffondere le esperienze già esistenti di cooperative di auto- consumo, in cui i cittadini si associano per comprare direttamente dai produttori? Tra l'altro queste iniziative hanno anche un positivo impatto sull'ambiente. Oggi abbiamo sezioni di partito spente e demoralizzate. Trasformiamole in centri vivi sul territorio su temi concreti in grado di aprire un dialogo con pezzi di società che forse ha anche votato per il PDL, ma che certo non troverà vere risposte nel governo Berlusconi.
5) Le questioni della pace e la politica estera tornano tragicamente alla ribalta. Berlusconi cercherà nuove avventure, se non riportandoci in Iraq certamente con una maggiore presenza in Afghanistan. Una parte potenzialmente maggioritaria degli italiani non vuole altre guerre e ha sempre fatto sentire la propria voce nel passato a favore della pace. A noi sta il compito di promuovere una nuova politica estera di pace e di dialogo e di far vivere queste idee nel paese. Su questa strada possiamo trovare tanti interlocutori con cui forse non abbiamo saputo dialogare abbastanza (da vasti settori del mondo cattolico alle organizzazioni di volontariato). Anche qui serve lavorare dall'alto e dal basso, allacciando reti di rapporti fra le nostre realtà locali e i tanti Sud del mondo, e contrastando l'ignoranza militarista e razzista di Berlusconi.Ripartire dalla società vuol dire anche fare alleanze nuove, lavorando con altri (dal sindacato alle parrocchie, coinvolgendo anche gli elettori del PD) senza cercare strumentalizzazioni ed egemonismi dal respiro corto. I risultati non mancheranno se riusciremo a legare questo ritorno nella società e questo agire dal basso con una prospettiva generale.
La Sinistra ha ancora un grande ruolo in questo paese. Spetta a noi ripartire da qui, con coraggio e tenacia.
Non prevedevamo un disastro di tali proporzioni. Non solo la Sinistra non sarà rappresentata in Parlamento, ma anche la strategia del PD è fallita clamorosamente. Veltroni è riuscito a 'rendere utile' poco meno del 39% dei voti di centro-sinistra, consegnando a Berlusconi una maggioranza solidissima. E' evidente che nel suo complesso il centro-sinistra ha perso voti sia verso il centro (nonostante la Binetti e Calearo una parte dei voti moderati si è spostata verso l'UDC) sia nell'elettorato popolare. Nelle urne, l'esperienza del governo Prodi si è rivelata clamorosamente fallimentare. Ce ne eravamo già accorti dopo la prima Finanziaria, quando la strategia del 'due tempi' - prima il risanamento, poi la ridistribuzione' - aveva prodotto una gravissima perdita di consensi. Se Prodi, Padoa Schioppa e il gruppo dirigente del PD avessero saputo interpretare i segnali e dare risposte adeguate forse il governo sarebbe riuscito a ritrovare un consenso nel paese e quindi una maggiore stabilità in Parlamento. Invece si è lasciato che il governo di centro-sinistra si esaurisse da sé e che l'elezione di Veltroni minasse ulteriormente la leadership già gracile di Prodi. Oggi ne raccogliamo i frutti. Alla fine il PD è riuscito ad attrarre quello zoccolo duro di elettori di sinistra che pur non credendo nel PD hanno ceduto al richiamo del 'voto utile' (magari votando Di Pietro), ma complessivamente ha fallito.
La Sinistra Arcobaleno ne ha subito le conseguenze devastanti, anche per le sue responsabilità, ma in gran parte per essere stata la parte più esposta alla delusione dei ceti popolari.
Da dove ripartire? Immagino che anche nel PD - passata una prima fase del 'serrate le fila' - si aprirà una seria riflessione. Con il suo 38% di voti, e di fronte ad una perdita di consensi sia a sinistra che a destra, il PD non ha alcuna speranza di continuare con una strategia di splendido isolamento.
E' per noi, per la Sinistra che si apre, però, la fase più difficile. Che fare?
Vedo tre rischi:
- il primo è pensare che la partita sia chiusa, e che al massimo si possa cercare di ricavarsi uno spazio dentro al PD;
- il secondo è l'arroccarsi in una posizione residuale di pura testimonianza (vedi Rizzo e qualche settore di Rifondazione) ;
- il terzo pensare che la risposta possa venire da un mero antagonismo nelle piazze, senza cercare di ricostruire il consenso laddove l'abbiamo smarrito.
Penso invece che si debba ripartire dalla società e dai problemi che questo voto lascia irrisolti e anzi esaspera. Nei prossimi mesi la crisi economica colpirà l'Italia ancora più gravemente ed il governo Berlusconi ne farà pagare il prezzo più alto a chi sta peggio (e spesso l'ha votato in massa).
Penso ai nuovi luoghi di lavoro, alle scuole, alle università e ai quartieri e alla necessità di organizzare i bisogni dei cittadini. Dobbiamo tornare ad essere una parte che lavora come parte generale, cioè in grado di dare una prospettiva concreta e realistica a quello che diciamo.
Alcuni esempi:
1) Il nuovo governo continuerà a proporre la riduzione del costo del lavoro come soluzione per aumentare la competitività italiana. Noi dobbiamo batterci perché l'Italia investa nella ricerca, nell'innovazione, nello sviluppo, sapendo che questa è la strada per consentire un aumento dei salari, ma anche per rendere di nuovo competitivo il nostro sistema produttivo. L'interclassismo di Veltroni non solo non ha cancellato la legge 30, ma ha continuato a tagliare le spese per la ricerca, trovando in Calearo il rappresentante di un'impresa italiana votata alla competizione con la Cina sul costo del lavoro. A noi spetta il compito di rilanciare non solo la tutela dei salari, ma anche una nuova proposta per lo sviluppo.
2) Non si può più parlare di 'sviluppo' come negli anni '50. Ci sono limiti ambientali e sociali che ormai si stanno manifestando in modo drammatico. Anche su questo punto né Berlusconi (con le sue grandi opere) né Veltroni sono in grado di dare risposte convincenti, Possiamo immaginare di dare vita a nuove campagne che rendano evidenti questi contrasti? Per esempio, si può pensare di incalzare Berlusconi in Sicilia e in Calabria sulla necessità della ricostruzione della rete idrica prima ed invece di costruire ponti faraonici ed inutili? Noi siamo stati percepiti come 'quelli del no'. Possiamo lanciare delle campagne su nuovi 'sì', interpretando bisogni legittimi e sostenibili che provengono dai territori?
3) Oggi la questione della distribuzione del reddito viene o ignorata o si trasforma in 'antipolitica' contro la casta (così favorendo la Lega, Di Pietro, o portando all'astensione). Possiamo immaginare delle campagne che ripartano da alcune questioni concrete e simboliche, aiutando a ricostruire un comune sentire? Per esempio, nei luoghi di lavoro mostrare quanta parte del fatturato viene destinata ai salari e quanta ai profitti?
4) Sappiamo che metà delle famiglie italiane non arriva a fine mese. La situazione è destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi con una crisi da stagflazione che incombe. Possiamo immaginare di promuovere e diffondere le esperienze già esistenti di cooperative di auto- consumo, in cui i cittadini si associano per comprare direttamente dai produttori? Tra l'altro queste iniziative hanno anche un positivo impatto sull'ambiente. Oggi abbiamo sezioni di partito spente e demoralizzate. Trasformiamole in centri vivi sul territorio su temi concreti in grado di aprire un dialogo con pezzi di società che forse ha anche votato per il PDL, ma che certo non troverà vere risposte nel governo Berlusconi.
5) Le questioni della pace e la politica estera tornano tragicamente alla ribalta. Berlusconi cercherà nuove avventure, se non riportandoci in Iraq certamente con una maggiore presenza in Afghanistan. Una parte potenzialmente maggioritaria degli italiani non vuole altre guerre e ha sempre fatto sentire la propria voce nel passato a favore della pace. A noi sta il compito di promuovere una nuova politica estera di pace e di dialogo e di far vivere queste idee nel paese. Su questa strada possiamo trovare tanti interlocutori con cui forse non abbiamo saputo dialogare abbastanza (da vasti settori del mondo cattolico alle organizzazioni di volontariato). Anche qui serve lavorare dall'alto e dal basso, allacciando reti di rapporti fra le nostre realtà locali e i tanti Sud del mondo, e contrastando l'ignoranza militarista e razzista di Berlusconi.Ripartire dalla società vuol dire anche fare alleanze nuove, lavorando con altri (dal sindacato alle parrocchie, coinvolgendo anche gli elettori del PD) senza cercare strumentalizzazioni ed egemonismi dal respiro corto. I risultati non mancheranno se riusciremo a legare questo ritorno nella società e questo agire dal basso con una prospettiva generale.
La Sinistra ha ancora un grande ruolo in questo paese. Spetta a noi ripartire da qui, con coraggio e tenacia.
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