
Candido Grzybowski è direttore di Ibase, Istituto Brasiliano per le analisi sociali ed economiche ed ideatore del World Social Forum.
Le seguenti brevi note sulla sua teoria sono state tratte da una intervista del giornale Il Manifesto.
Nell’occhiello dell’articolo la tesi sostenuta dallo studioso: “Solo una società fondata sulla cittadinanza attiva può contrastare la globalizzazione neoliberista”.
La globalizzazione neoliberista trasforma le diversità in disuguaglianze. Inoltre l’attuale crisi economica produce nuovi conflitti sociali che potrebbero coinvolgere fasce di popolazione sempre più ampie.
Attualmente per far fronte alla imperante crisi economica sia i governi che hanno aderito al neoliberismo, sia i modelli sociali, puntano al mantenimento di un certo livello di occupazione.
La questione del posto di lavoro è importantissima, ma non bisogna dimenticare che, già prima della crisi, il lavoro non era garantito a tutti. Infatti gran parte della popolazione mondiale non ha mai avuto lavoro ed ora vede la propria situazione peggiorare.
All’individualismo praticato dal modello neoliberista è necessario opporre una nuova cittadinanza globale. (Milena Santerini, professore ordinario di Scienza della Formazione primaria, definisce cittadinanza globale: “quel livello di appartenenza dell’individuo che supera l’appartenenza locale e nazionale e fa riferimento ad un unico sistema-mondo”)
Per giungere a questo sono necessarie battaglie sociali e la partecipazione del cittadino alla cosa pubblica. Quindi, secondo lo studioso, è necessario contribuire all’affermazione di una ondata di attivismo sociale, inteso come attività finalizzate a produrre cambiamenti politici e sociali.
Grzybowski sostiene che non è più sufficiente una democrazia che si limita alla rappresentanza, come avviene attualmente quando, attraverso lo strumento delle elezioni, il cittadino elegge i soggetti che lo devono rappresentare. La democrazia deve esercitarsi soprattutto attraverso una cittadinanza attiva che dà visibilità a quanti sono socialmente invisibili. Una democrazia globale, reale che includa soggetti che possono esercitare i propri diritti come persone e non solo come cittadini di uno stato.
Occorre “edificare una nuova scienza, indirizzare diversamente la tecnologia, riappropriarsi della ricerca scientifica privatizzata, dare forma ad un nuovo modello di società”.
Lo studioso ricorda quel pensiero di Gramsci che fa riferimento alla necessità di imprimere una direzione politica agli eventi.
Secondo Grzybowski sono i cittadini che devono dare senso ai conflitti, che devono canalizzare le energie intorno ad un programma politico. Lo Stato non ha in sé la forza di cambiare, sono i cittadini che devono stimolare lo Stato affinché l’economia sia subordinata al bene comune collettivo.
I potenti attori economici utilizzano le divisioni e nascondono la natura comune delle risorse. Ad essi si devono opporre comunicazioni che parlano delle diverse culture e delle diverse esperienze dei popoli. Solo attraverso tali strumenti si potranno riconoscere non solo i doveri, ma anche i diritti e dare forma ad una diversa visione del mondo, creare progetti, elaborare sogni.
Da un punto di vista culturale e pedagogico, la cittadinanza globale rappresenta una sfida possibile che implica una modificazione di atteggiamenti e la necessità di progettare un futuro sostenibile.
Poiché “la ChiocCiol@”, come dice il Direttore Nicola Fonzo,” vuole essere uno strumento di dialogo in cui i giovani, e non solo loro, possano esprimere le proprie opinioni”, le presenti note vogliono essere uno stimolo per i lettori a mettere in atto un pensiero divergente, creativo che, non riproducendo il consueto, si concretizzi in progetti di attivismo sociale, direzionati all’apertura alla pluralità. al rafforzamento del legame sociale e dell’inclusione di coloro che ancora non sono cittadini.
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