
La settimana scorsa, la Camera dei Deputati ha approvato una mozione, presentata dal novarese capogruppo leghista Roberto Cota, per l’istituzione di classi “ponte”, riservate esclusivamente agli alunni stranieri che non superano specifici test e prove di valutazione.
Il Sindaco di Novara si è subito fatto vanto che “questo provvedimento è coerente con il nostro operato e con i programmi che stiamo portando avanti”. Insomma Novara sarebbe antesignana di quanto il Parlamento si accingerebbe ad estendere in tutte le scuole della Repubblica!
Cacciare dalla scuola è in generale un atto crudele: vuol dire negare un futuro, costringere alla subalternità e all’emarginazione.
In questo caso in particolare è anche perverso perché condanna all’ignoranza prendendo a pretesto un’ipotetica carenza culturale, la scarsa conoscenza della lingua: invece di affrontare il problema in positivo (l’integrazione scolastica, l’utilizzo di mediatori culturali, la vita scolastica in comune con ragazzi che parlano italiano...) lo si vuole risolvere in maniera negativa, attraverso l’eliminazione. E dopo i ragazzi stranieri chi vorranno escludere?
Ma non basta: cacciare dalla scuola vuol dire produrre un danno irreversibile anche a coloro che nella scuola ci resteranno, privati dalla ricchezza del confronto tra culture, educati nei fatti al disprezzo dei loro simili, divenuti loro malgrado prototipi di una società ghettizzata, impaurita, razzista, in cui ogni gruppo socio-culturale si organizzerà come nemico dell’altro. È questo il presente e il futuro che possiamo accettare?
Per evitare l’ennesima figuraccia a Cota e Giordano sarebbe bastato conoscere un po’ di quella storia locale che vorrebbero prendesse il sopravvento nelle scuole.
Proprio a Novara infatti, negli Anni Sessanta e Settanta, la neuropsichiatra infantile Marcella Balconi e la sua èquipe dimostrarono sul campo che le classi differenziali per i figli dei meridionali, venuti a Novara alla ricerca di un futuro migliore, erano inutili e dannose. Per i novaresi doc, per i meridionali e soprattutto per il Paese!
Il Sindaco di Novara si è subito fatto vanto che “questo provvedimento è coerente con il nostro operato e con i programmi che stiamo portando avanti”. Insomma Novara sarebbe antesignana di quanto il Parlamento si accingerebbe ad estendere in tutte le scuole della Repubblica!
Cacciare dalla scuola è in generale un atto crudele: vuol dire negare un futuro, costringere alla subalternità e all’emarginazione.
In questo caso in particolare è anche perverso perché condanna all’ignoranza prendendo a pretesto un’ipotetica carenza culturale, la scarsa conoscenza della lingua: invece di affrontare il problema in positivo (l’integrazione scolastica, l’utilizzo di mediatori culturali, la vita scolastica in comune con ragazzi che parlano italiano...) lo si vuole risolvere in maniera negativa, attraverso l’eliminazione. E dopo i ragazzi stranieri chi vorranno escludere?
Ma non basta: cacciare dalla scuola vuol dire produrre un danno irreversibile anche a coloro che nella scuola ci resteranno, privati dalla ricchezza del confronto tra culture, educati nei fatti al disprezzo dei loro simili, divenuti loro malgrado prototipi di una società ghettizzata, impaurita, razzista, in cui ogni gruppo socio-culturale si organizzerà come nemico dell’altro. È questo il presente e il futuro che possiamo accettare?
Per evitare l’ennesima figuraccia a Cota e Giordano sarebbe bastato conoscere un po’ di quella storia locale che vorrebbero prendesse il sopravvento nelle scuole.
Proprio a Novara infatti, negli Anni Sessanta e Settanta, la neuropsichiatra infantile Marcella Balconi e la sua èquipe dimostrarono sul campo che le classi differenziali per i figli dei meridionali, venuti a Novara alla ricerca di un futuro migliore, erano inutili e dannose. Per i novaresi doc, per i meridionali e soprattutto per il Paese!
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