
Ecco come spiegano la loro decisione.
Mancano meno di due mesi alle elezioni politiche e per i partiti è il momento di pensare alle liste dei candidati. La legge elettorale è quella che è e i tempi sono stretti. Le primarie per scegliere i candidati non le farà nessuno, neanche il PD che parla di consultazioni ma fa sapere quotidianamente dai giornali i nomi dei capilista.E' anche il momento dei bilanci e delle scelte politiche personali per ciascuno e dunque anche per chi, come noi, ha fatto un'esperienza parlamentare in anni turbolenti della vita politica italiana, particolarmente complicati per la sinistra.Dopo una lunga esperienza critica nei DS, non potendo condividere l'approdo nel PD, abbiamo dato vita insieme ad altri ad un movimento politico - Sinistra Democratica - nato con lo scopo di avvicinare l'unificazione ed il profondo rinnovamento della Sinistra. A pochi mesi da quella scelta, anche se in ritardo rispetto alle necessità, la Sinistra Arcobaleno vede la luce: si comincia a girar pagina, speriamo, non solo perché le elezioni bussano alla porta ma perché c'è bisogno di una sinistra più forte e al passo con i tempi. Non c'è da superare solo la frammentazione (che è il contrario della forza), ci sono almeno altre due zavorre da abbandonare: quella della sinistra di testimonianza, puramente identitaria, che difende i suoi confini sempre più ristretti; e la teoria delle due sinistre che ha fatto un sacco di danni. La fine dei DS toglie ogni alibi, la sinistra da costruire è una sola, senza aggettivi, e con l'ambizione del governo e del cambiamento.In questo frangente delicato e importante, in cui la sinistra si gioca non proprio la pelle ma sicuramente una partita importante, abbiamo deciso di non ricandidarci al parlamento. Lo facciamo, e non siamo gli unici, non solo per aiutare l'arrivo alla Camera e al Senato di altri e altre più giovani o provenienti da esperienze politiche e sociali importanti almeno quanto la nostra, ma anche per affermare e praticare un principio a nostro giudizio fondamentale: la politica, anche quella dei partiti, si può fare anche se non si è eletti e le funzioni dirigenti non devono per forza coincidere con la presenza nelle istituzioni. Questa coincidenza di ruoli, che oggi sembra obbligatoria, è in realtà una ragione di asfissia, una distorsione che va corretta, insieme ad altre, se si punta alla vitalità della politica.Crediamo di aver avuto molto dalla politica, in termini di crescita personale, rapporti, riconoscimenti, occasione di esercizio della responsabilità. Ci sembra che restituire parte di ciò che ci è stato dato continuando a far politica dopo e senza il seggio parlamentare sia un ottimo modo per vivere la passione e la responsabilità collettive. A chi ci chiede se si tratta di un passo indietro diciamo che, al contrario, l'impegno resta immutato: per la costruzione di una sinistra che sia autorevole e moderna continueremo a impegnarci anche fuori da Montecitorio.
Gloria Buffo, Fulvia Bandoli, Marco Fumagalli, Lalla Trupia
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